Felicia Picariello, sposata in Ferrone

Felicia Ferrone

Ciao, il mio nome ѐ Felicia Picariello, sposata in Ferrone.  Vengo da una famiglia di sette figli, io sono la secondogenita, la prima ci’ѐ morta 6 anni fa, il 10 novembre 2015. Sono venuta in Australia il 23 luglio dell’83 con lo zio di mio padre, lui abitava già qui e ci sono andata per vacanza.  Dopo un po’ che mi ero stabilita nella società di Adelaide ed ero alloggiata presso mio zio,  ho conosciuto colui che sarebbe diventato mio marito.

L’impressione dell’Australia all’epoca era di un paese con le case differenti dell’Italia.  In Italia vivevamo in un appartamento invece in Australia le case-villette sono a un piano maggiormente con un giardino, sul davanti e sul retro. Ci siamo sposati il 29 ottobre dell’83 e abbiamo cominciato la nostra vita insieme vivendo a poco sud di Adelaide, a Unley.  Per mezzo di un cugino di mio marito ho trovato lavoro in una fabbrica che si chiamava Elettroplating;  si trattava di pitturare interi cancelli o vasche e l’odore non  ѐ che  mi andasse a genio, quindi ho dovuto lasciare per forza quel posto per trovarne un altro e l’ho trovato presso la prima Fasta Pasta di Adelaide. Dopo poco tempo mentre lavoravo in cucina, sono rimasta incinta con la prima bambina.  Ho lavorato fino all’ottavo mese e mezzo.  Dopo due mesi che ѐ nata la bambina sono tornata al lavoro, e poi sono rimasta incinta di nuovo con il secondo.  Questo ѐ andato avanti e indietro fino a quando non ѐ arrivato l’ultimo bimbo, il quinto!

I bambini crescevano, andavano a scuola e la vita filava liscia e poi mi sono fermata per un po’ decidendo di occuparmi della famiglia. Quando la prima ha iniziato le scuole medie ho cominciato a lavorare all’Italian Club, in centro città, in Carrington Street.  Lavoravo solo il weekend.  Era duro ma posso dire che c’era una  bella comitiva in cucina e la fatica non si sentiva per via dell’amicizia e le risate!

Nel ’97 ho finito di lavorare là volendo fare una vacanza ritornando in Italia per un mese.  Poi al mio rientro in Australia ho cambiato posto di lavoro anche se si trattava della stessa cosa, son tornata a lavorare in cucina. Prima di venire in Australia lavoravo in campagna, a Salerno all’età di 14 anni assieme a mia sorella, a raccogliere frutta e verdura:  questo nostro lavoro andava dalla raccolta dei carciofi e pomodori all’insalata, dalle fragole alle albicocche e ai limoni.  Mi piaceva la campagna.  Ci andavamo col pullman e poi la sera facevamo ritorno alle 7. A un certo punto io e mia sorella siamo state invitate a cambiare lavoro.  Correva voce che noi due eravamo brave lavoratrici e ci hanno assunto in una fabbrica dove c’era la lavorazione di castagne e di frutta, a seconda della stagione.

Ancora prima di lavorare, intorno ai 12 anni volevo farmi suora assieme ad altre tre ragazze.  Eravamo molto amiche ed era quasi normale progettare il futuro insieme o almeno discernere una vocazione di religiosa.  Questo mio desiderio non era andato in porto perchѐ la necessità di guadagnarmi il pane, eravamo 7 figli da sfamare, ha preso il sopravvento, quindi non c’era verso che io me ne andassi da casa a fare la suora!  Di fatto, due delle tre amiche sono tornate indietro dopo solo due settimane dicendo che non avevano la stoffa per andare fino in fondo.  Diciamo che quello che ci si aspettava di fare non rispecchiava le loro aspettative e sono ritornate in campagna.

Da qui sono passata al caseificio.    In questa fabbrica sia le donne che gli uomini, trasformavamo il latte di mucca in formaggi quale la ricotta, il burro, i bocconcini, le trecce e una parte del latte veniva adoperata per il latte nei cartoni.  Producevamo anche del latte scremato e la parte scremata si usava per fare il burro.  Mi piaceva questo lavoro e il padrone mi si era affezionato e a 14 anni mi voleva adottare però ovvio che i miei ne erano contrari!  Poi da qui sono passata alla fabbrica in cui si pulivano le castagne con l’utilizzo di un macchinario che produceva del vapore e io dovevo controllare la temperatura del vapore perchѐ la buona riuscita della pulizia delle castagne dipendeva dal calore che emanava dal vapore.  Dalla pulizia poi si passava all’impaccatura e in seguito alla spedizione in Francia.  Il caporale veniva a controllare il mio operato e se non era sufficiente a suo parere, mi avrebbe mandato in un altro reparto, ma quella responsabilità del controllo del vapore mi piaceva talmente tanto che non metteva ansia, anzi, mi dava una certa soddisfazione perchѐ gli adulti si fidavano di me e sono rimasta a svolgere quel lavoro, suo malgrado.

Intorno ai 18 anni ho cominciato a fare il sunto della mia vita.  Mi interrogavo se il routine che ha preso la mia vita, e cioѐ casa lavoro, lavoro casa, avesse caratterizzato per sempre la mia vita di campagna.  Sentivo una gran voglia di uscire da questo circolo vizioso e vedere un po’ il mondo.  

Guarda caso che un prozio dall’Australia ѐ venuto in Italia per vacanza.  Mi aveva fatto una proposta di tornare con lui in Australia.  Io gli avevo detto che tutto dipendeva dai genitori.  Loro non volevano lasicarmi andare perchѐ ci tenevano alla famiglia unita.  E in verità nemmeno io volevo andare in un paese così lontano, però siccome si trattava di una vacanza di tre mesi ho prima chiesto al mio datore di lavoro se avessi potuto prendere tre mesi di ferie perchѐ non volevo perdere il mio posto di lavoro in Italia. Mi erano concessi i tre mesi e così sono partita con lo zio di mio padre. 

Non appena ero arrivata in Australia la mia prozia s’ѐ ammalata e essendo ospite in casa loro, e non avendo molto da fare, toccava a me badare a lei e così ѐ stato per tutto il tempo della mia vacanza.  Ma c’ѐ un lato positivo in tutto questo:  fermarmi in casa loro ha fatto sicchѐ ho conosciuto quello che sarebbe diventato mio marito e entro un mesetto mi ero innamorata.

Sono contenta della mia vita trascorsa in Australia nonostante la famiglia si sia un po’ disgregata.  La cosa che mi manca di più da questo stacco della vita di campagna, della vita di paese, sia la vita sociale presso la parocchia mia:  ogni due o tre mesi si festeggiava un santo.  Le feste erano sempre occasioni di allegria, di bella musica e di prelibatezze paesane, un’ottima scusa per rapportarsi con gli altri.

Dicembre 2021