Carmela Lavezzari

La decisione di scrivere la mia storia mi e’ venuta dopo la morte di Umberto. Iniziai a pensare cosa fosse stata la nostra vita sia prima di frequentarci  che durante i cinquanta sette anni vissuti assieme.

La nostra generazione ha pagato le conseguenze della seconda guerra mondiale, con citta’ e vite distrutte ma ha assistito alle scoperte piu’ spettacolari e terribili della scienza. Dalla costruzione della bomba atomica all’andata dell’uomo sulla luna ed  a moltissime altre invenzioni in tutti campi dello scibile umano.  Noi eravamo come delle piccole formiche che guardavano quello che i giganti costruivano ma noi, non contavamo, i nostri destini venivano decisi da gente potente che da un giorno all’altro poteva cambiare la nostra esistenza, il nostro destino. Avevi quindici anni, eri troppo vecchio per quel lavoro e dovevi andartene.  Mantenevi la famiglia ma non risultavi capo famiglia ed eri sbattuto fuori dall’oggi al domani senza lavoro, senza futuro. Noi appartenevamo a quella parte di societa’ determinata da decisioni di persone determinanti, che contavano.  In tutto il groviglio di eventi, come gente in un naufragio abbiamo cercato di annaspare, di nuotare per tenrci a galla ed approdare ad una spiaggia, per trovare un luogo dove sentirci la terra sotto i piedi e prendere una strada che ci consentisse di costruirci un piccolo ritaglio, un angolo  di sicurezza.  In questa mia biografia ho tentato di raccontare  le esperienze acquisite che ci hanno maturato, le sensazioni provate, le passioni che ci hanno coinvolto, le speranze che ci hanno aiutato a vivere e le delusioni che ci hanno fatto un po’ morire.

Nello scrivere queste mie memorie ho cercato di non annoiare il lettore, ne’ di fare la martire ma di raccontare semplicemente i ricordi di un portuale degli anni cinquanta e di una disoccupata in cerca del posto fisso.

Maggio 2016