In conversazione con le Donne del Fogolar Furlan

Preambolo di Lorenzo Savio, presidente del Fogolar Furlan di Adelaide

 Ogni donna, nella propria casa, è madre, moglie, e la custode che assicura alla sua famiglia un bel luogo dove vivere, mangiare ed essere in pace. Ma, per parecchie donne che hanno frequentato il Fogolar Furlan con i loro mariti durante gli ultimi cinquant’anni, il Fogolar Furlan è diventato la loro seconda casa.

 Nei primi anni della vita del Fogolar, gli uomini erano quelli che s’incontravano per giocare a carte, alla morra, a bocce, e bere “un tai di vin”. Pian piano le donne cominciarono a frequentare il Fogolar con i mariti e si misero a preparare dei cibi; inizialmente per i picnics e BBQs, e i pranzi della domenica, e poi per le varie feste che si organizzavano, finché la cucina diventò veramente una cucina friulana. Oggi si mangia bene all’Osteria del Fogolar.

Col passare degli anni, il Fogolar cresceva con un nuovo ambiente, con comode cucine e bar. Le donne si prendevano l’incarico di preparare il mangiare, i tavoli, e fare la pulizia. C’era un elenco di donne preparate a venire ad aiutare la domenica, e nei primi tempi c’era anche un comitato femminile che s’incaricava di fare certi lavori che gli uomini non erano preparati a fare. E, come il Fogolar cresceva, così cresceva anche il lavoro delle donne, ma, purtroppo, crescevano anche gli anni.

Un Fogolar senza donne non poteva esistere e proseguire al punto d’oggi. Si deve congratulare tutte le donne che hanno lavorato nel passato e quelle che sono ancora qui oggi, per il loro sostegno grandioso, le idee uniche, un lavoro instancabile e una dedizione formidabile. Sono veramente le “colonne” del Fogolar.

Queste testimonianze di alcune donne del Fogolar Furlan dipingono la loro storia.

Per tanti il club è stato una vera àncora di salvezza

Incontro con le donne del Fogolar Furlan

 Nel corso del 2007, Vincenza Ferraro, Flavia Coassin, Renata Bertozzi e Marta Vezzosi, accompagnate da Fabrizia Calabresi, studentessa di italiano alla Flinders University, hanno incontrato un gruppo di donne del Fogolar Furlan, per parlare del loro coinvolgimento nel club.

Le donne che ci hanno accolte hanno condiviso con noi i loro ricordi, esperienze e speranze per il futuro.

Ecco le loro testimonianze…

 

Che cosa vi ha spinto a venire al club?

Rita Venuti: Io sono stata l’ultima a venire al club 14 anni fa’. Quello che mi ha spinto era il vuoto grande nella mia vita dopo la morte di mio marito. Sentivo che volevo riempire questo vuoto aiutando la comunita’ ed il club stesso. Il Club mi ha aiutata ad andare avanti. Le donne del Club mi hanno aiutato molto. Io sono stata la prima ed unica donna Vice Presidente del Club e per me i primi tempi erano molto difficili. Dovevo organizzare ricevimenti, campo nel quale non avevo esperienza.

Luciana FrancardiIo sono vicentina. Noi si frequentava l’Italian Club e poi quando mia figlia aveva cinque anni voleva andare dove c’erano altri ragazzini della sua età e sapevamo che qui venivano altre famiglie mentre l’Italian Club non ne aveva molte. Allora abbiamo cominciato a frequentare e avevamo degli amici che venivano qui. Mia sorella aveva sposato un friulano e veniva qua con le figlie e così abbiamo cominciato a venire e siamo rimasti. All’inizio frequentavano il club solo gli uomini e giocavano a bocce e carte. Più tardi quando decisero di fondare il club sono entrate le donne e le famiglie.

Petris OlimpiaIo sono l’ultima arrivata perché sono 11 anni che sono qua. Io prima ero nel Friuli e sono rimasta vedova. Mio cognato, rimasto vedovo anche lui poiché mia sorella e mio marito sono morti nello stesso periodo, è venuto a prendermi che doveva sposarsi la figlia in Australia e così sono rimasta un po’ e poi sono tornata in Italia. Lui dopo sei mesi mi ha seguita in Italia per poi riportarmi di nuovo in Australia. Così mi sono fermata e ho trovato il club dove mi sono trovata bene. Sono undici anni che vivo in Australia e undici anni che sono nel club. Mio cognato mi ha portata al club la prima domenica che sono arrivata. Ho aiutato un po’ al bar e poi le donne mi hanno chiamata in cucina e sono andata ad aiutare lì. I piu bei ricordi li ho passati qua. Le piu belle giornate le passavo al club. Adesso vengo ma non spesso come una volta.Vengo la domenica e aiuto il più che posso, qualche volta anche il venerdi.

Assunta ZorziQualcuno mi ha chiamato qua nel 1981 ad aiutare a pulire la sala e di lì mi hanno subito portata in cucina. Era tutto lavoro volontario e si facevano tante feste allora. Si era sempre qua prima per preparare, dopo per fare la festa e poi per pulire. Insomma per quattro giorni alla settimana si era al club.

Dovevo lasciare tutti a casa, i figli, il marito che si arrangiavano e si veniva qua per la compagnia e mi trovavo bene. Mio marito veniva anche lui ad aiutare. Anche i bambini si portavano qua finché si sono fatti grandi. Ne ho due e fino ai sedici anni sono stati qua ad aiutare: servendo in tavola e lavando i bicchieri. Le feste sono i più bei ricordi… dopo aver lavorato per tanti giorni la nostra unica soddisfazione era che riusciva bene la festa. Adesso è un anno che manco e se torno a camminare un po’ meglio ritornerò.

Angela Toffoli: Sono arrivata in Australia nel 1959 e sono nel club da venti anni. La prima volta che sono venuta, le donne mi hanno invitato in cucina e mi hanno chiesto se volevo aiutare. Io ho cominciato a pelare un sacco di patate. Dopo ti ritrovi a fare da mangiare per 300 persone senza qualifica perché io non sono una cuoca. I piatti tipici che preparavamo erano la polenta, le costine, la trippa, il minestrone… Il Club è stato un aiuto in più per fare delle amicizie sincere e solide che nei momenti più difficili della vita ti trovi sempre vicino pronte ad aiutare e darti una mano. Per tanti è stato una vera àncora di salvezza.

Luciana Francardi: Io frequento il Club da 35 anni… sono 57 anni che vivo in Australia. Mia sorella aveva sposato un friulano e aveva tre figlie che avevano piu o meno l’eta’ della mia e allora per farli stare in compagnia li portavamo qui la domenica. Poi abbiamo conosciuto altre coppie che avevano ragazzini della stessa età e allora si è cominciato a venire più o meno regolarmente perché la figlia avesse un po’ di compagnia. Quello era uno dei motivi che mi ha portata al Club. In realtà noi non abbiamo niente a che fare con i friulani perché io sono veneta di Vicenza mentre mio marito è toscano di Grosseto. La domenica sera era come un riunione di famiglia. Ho cominciato ad aiutare un po’ in cucina, un po’ a preparare i tavoli; c’era sempre qualcosa da fare. Faccio parte del comitato da sei anni. Mia figlia è tornata a frequentare il Club non so quando e non so come, e appena ha cominciato a frequentare di nuovo l’hanno presa subito a far parte del Comitato e alla prima votazione l’hanno eletta segretaria.

Emilia Cassin: Le prime volte che ho messo piede al Fogolar era ancora la vecchia casetta.Organizzavano qualche ballo nel parcheggio e sopra c’era la pergola con l’uva. C’era un fisarmonicista e un violinista e noi ballavamo. Si ballava un Walzer o un Tango così come si poteva perché il pavimento era di cemento e non era molto liscio ed inoltre c’erano degli spacchi nei quali i tacchi delle scarpe andavano a finire sempre dentro. Eppure si era contenti. Più avanti ho cominciato ad aiutare in cucina con le altre donne. In cucina si lavorava molto perché non c’era la lavastoviglie e si doveva fare tutto a mano.

Le mie figlie poi sono cresciute e anche loro sono state coinvolte nel Club specialmente la più grande che si chiama Cosetta. Mio marito è stato uno dei primi a venire al Club. Il Club era una ragione in più per divertirci tra noi italiani con la nostra lingua, le nostre tradizioni… insomma cercando di portare un po’ di Furlania tra noi. Poi sono rimasta vedova, però continuo ad aiutare in cucina.

Vanda SavioSono nata in Italia e sono venuta in Australia quando avevo tre anni. Avevo sedici anni quando sono venuta qui la prima volta con mio cognato che era uno dei presidenti e così ho incontrato altre giovani. Quando ero bambina avevo perso il papà e mio cognato mi ha fatto da papà. Lui era immigrato in Australia quando era giovane e ha sposato mia sorella che aveva solo diciassette anni e mezzo. Visto che abitavamo vicino e mio cognato frequentava il club, era logico che lo frequentassi anch’io. Il Club per me è stato importantissimo perché ho fatto degli amici con cui siamo ancora molto vicini e tramite il balletto abbiamo conosciuto i propri fidanzati che sono poi diventati mariti. Anche mio marito è italiano, è nato a Trieste ma il papà è friulano e la mamma è triestina. Tutte le signore sono le colonne di questo club.

Edda Spizzo: Sono nata a Treppo Grande, in provincia di Udine. Nel 1952 raggiunsi mio marito in Australia. Questa terra ci diede l’opportunità di crearci con la nostra buona volontà un prospero avvenire, ma certo non poteva guarire la mia forte nostalgia dei miei parenti lontani.

Nel 1964 si fece un viaggio in Italia assieme ai nostri due figli Miriam e Denis. Al ritorno, nello stesso anno, decisi d’inserirmi in quel piccolo gruppo di donne che già lavoravano a fianco al Comitato Maschile del Fogolar Furlan.

Ed è stato proprio qui che trovai quello che cercavo da tanti anni: la compagnia, il buon umore che era tra di noi, le risate, che mi furono di grande aiuto.

Nel 1969 si formò il Comitato Femminile ed io fui eletta prima Presidente. Portai la carica di presidente per tre anni. La fedeltà e l’aiuto avuto da tutte fu una grande soddisfazione. In special modo devo menzionare Gina Beltrame, la quale era sempre disposta, oltre al lavoro, a contribuire buoni suggerimenti e nuove iniziative.

Dal 1972 in poi ho dovuto assentarmi parecchie volte per vari motivi, ma quasi tutti di famiglia. Ora continuo a dare il mio aiuto in quel che posso, ed il mio nome è ancora sulla lista dei turni nel lavoro di cucina e serate domenicali.

Il Club Fogolar Furlan per me e mio marito è sempre stato la nostra seconda casa.

 

Quali sono le attività che si svolgono al Club?

Irma CampagnoloPrima nel club si giocava al “Bingo” e si giocava a bocce. I primi tempi c’erano tante altre attività. Io giocavo e ancora gioco a bocce qualche volta.

Luciana FrancardiTutto è cominciato con le bocce. Poi avevano la squadra di pallacanestro. C’era anche chi insegnava i balli tipici friulani e le donne si esibivano quando c’erano delle feste. C’era il gruppo folkloristico del Fogolar.

Emilia CassinAbbiamo deciso di formare un piccolo coro. Si suonava il piano. Abbiamo anche inciso qualcosa. Solitamente cantavamo alle feste. Abbiamo fatto anche una festa friulana chiamata “mercato vecchio”, e noi eravamo tutte vestite con i costumi friulani; abbiamo anche delle fotografie. Eravamo un bel coro, abbiamo cantato quasi tutte canzoni friulane. Un gruppetto di uomini ed uno di donne. Erano canzoni friulane che avevamo portato noi dall’Italia e cosi volevamo esprimerci in un modo allegro al pubblico. Per parecchi anni c’erano anche le messe cantate in friulano per la festa della mamma. I bambini, vestiti in costumi tradizionali, davano un fiorellino alle mamme all’uscita dalla messa.

Vanda Savio: Per la mia esperienza ,in quegli anni abbiamo deciso di fare il gruppo dei giovani. Si facevano dei balli e si organizzava la discoteca proprio per i giovani e dopo abbiamo cominciato i “Danzerini” ovvero il balletto friulano. Il balletto è stato formato nel 1973, mi sembra. Poco tempo dopo è venuto un gruppo dall’Italia che si chiamava: Gruppo Folkloristico di Lucinico. Quella settimana per noi è stata una gioia perché i nostri balli li avevamo imparati tramite quello che si trovava nella libreria in città, e la Saltarina e la Vinca erano proprio balli tipici. Questo gruppo ci ha aperto gli occhi e in un solo weekend ci hanno insegnato sette dei loro balli e non abbiamo dormito tutto il weekend. L’avevamo presa a cuore di imparare. In più si organizzavano delle “car rallies”, una specie di caccia al tesoro. Si oganizzavano balli, serate al cinema, bowling.

 

Quali sono le feste che organizza il Club?

Assunta ZorziLa festa dei bambini, con Babbo Natale. Quella è una bella festa. Vengono le famiglie con tutti i bambini.

Luciana FrancardiSí, a quella festa vengono i nipoti e i pronipotiSi facevano i carri per il Carnevale ma quest’anno non lo abbiamo festeggiato. Però per la festa di Natale organizziamo una specie di teatro e facciamo anche il presepio vivente.

Emilia CassinL’ultimo dell’anno, la festa del papà, la festa della mamma. Devo dire che la festa più grande è l’ultimo dell’anno. Di solito c’è una cena completa accompagnata da un’orchestra italiana. Durante le feste, in qualche occasione si accendeva il fogolar. Il camino centrale è il simbolo del Club. È caratteristica tipica del Friuli, e anche un motivo in più per riunire la famiglia.

Vanda SavioL’anno scorso in luglio abbiamo pensato di fare una cosa un po’ diversa per raccogliere fondi per la Croce Rossa. Per attirare e cercare di coinvolgere anche i giovani, mio marito ha chiesto ai nostri figli di proporre un’idea e loro hanno pensato bene di organizzare un “Quiz Night”, dove si fanno delle domande e si ricevono dei premi. Allora mio figlio e la fidanzata hanno deciso di prendere in mano l’evento e hanno fatto tutto loro. È stata una serata splendida e la maggior parte delle persone che sono venute erano giovani.

Due volte l’anno facevamo un evento chiamato “assaggini”, cioè degli spuntini tipici friulani. Si preparavano dieci cose diverse e si impiegavano giorni per prepararle, però era molto popolare.

Rita Venuti: La domenica cerchiamo di mantenere le nostre tradizioni preparando piatti tipici della nostra regione.

Edda Spizzo: Il successo delle tante feste era sempre dovuto all’indispensabile organizzazione delle donne, specialmente nell’area della cucina.

 

Previsioni per il futuro del Club?

Petris Olimpia: Io spero bene ma non vedo tanto bene per il fatto che siamo poche donne.

Assunta ZorziI giovani venivano qua fino ai 15-16 anni e dopo non li si vedeva più, andavano per suo conto, andavano fuori, volevano andare in città e tutte queste cose.. non… non so cosa sarà. Noi si aveva la passione per venire al club.

Angela Toffoli: Il futuro? Sí, certo il club andrà avanti ma non sarà mai come una volta perché le donne sono le colonne della cucina. I giovani non hanno bisogno di questo club… infatti non ce ne sono di giovani nel Club; vengono solo quando ci sono le feste.

Irma CampagnoloNon ne ho idea. Io penso che come che va al giorno d’oggi potrebbe continuare ancora abbastanza bene perché hanno queste attività con gli anziani il lunedi ed il venerdi. Io penso che ci sia speranza di tenere vivo il Club.

Rita Venuti: Secondo me il Club diventerà più commerciale.

Luciana FrancardiSopravviverà. Forse sarà usato per ricevimenti privati. Il finanziamento verrà dalle persone che non sono soci del Club.

Emilia Cassin: I giovani non sentono il bisogno che si sentiva noi di dare, di venire di fare tutto quello che si poteva perché diventasse quello che è diventato; si sarebbe fatto qualsiasi cosa pur di aiutare. E poi allo stesso tempo goderselo. Mio marito per esempio veniva e giocava a carte, poi venivo anch’io con le ragazze, con le figlie. Io ricordo che si veniva a ballare e le mie figlie erano piccoline e anche le figlie dei miei amici e tutte si addormentavano ad un certo punto della serata. Vedevi tutti questi bambinetti addormentati vicino le tende. Prima si addormentavano tra le braccia della mamma poi le mamme si lamentavano che non potevano fare nemmeno un ballo, anch’io lo dicevo, allora li mettavamo tutti vicini addormentati.

Spero che continui ma non saprei come, certo non con il calore di prima perché noi veramente si aveva bisogno l’uno dell’altro. Si aveva bisogno di questo Club. Era la nostra vita.

Vanda SavioI giovani di oggi non hanno l’interesse che si aveva noi da giovani. Ho quattro figli e da piccoli avevamo piacere che ballassero il balletto friulano, e hanno ballato per parecchi anni. Adesso sono tre anni che abbiamo smesso perché non ci sono i numeri e se non ci sono abbastanza giovani anche loro non sentono che vale la pena. È un po’ diverso adesso perché ci sono più posti dove andare in città: bar, caffè, pizzerie. Quando io avevo venti anni c’era solo la “Trattoria” a Hindley St. C’erano pochi posti dove andare a mangiare la pizza o bere il caffè e trovarsi. Inoltre i nostri genitori erano un po’ più severi, dovevamo sempre seguire loro. Io vedo i miei figli …che sí, frequentano ma non hanno quello stesso desiderio. I giovani vengono quando viene la famiglia per esempio per la festa della mamma, la serata degli gnocchi, Natale, insomma per le occasioni speciali. Purtroppo oggigiorno i giovani hanno tanti altri impegni. Io vedo mia figlia di 17 anni che studia, anche lei ha ballato e lavorato qua, ma ha gli allenamenti tre volte alla settimana e la domenica giocano. È sempre impegnata.

Sono certa che negli anni in futuro, quando i nostri giovani avranno le proprie famiglie, cercheranno le loro radici, in modo da insegnare le usanze friulane dei nonni ai loro figli.