Le Donne del Marche Club

Clorinda Quinzi in Antolini e’ nata ad Appignano del Tronto in provincia Di Ascoli Piceno il 22 aprile del 1930. I genitori erano contadini e coltivavano un piccolo pezzo di terra di cui erano proprietari. Ad Appignano lavorava in una piccola fabbrica di camomilla con altri 13 operai.

Il marito, Ezio Antolini, emigro’ in Australia nel 1957. Clorinda parti’ dal porto di Genova con la nave Waterman insieme ai tre figli, rispettivamente di 6, 5 e 2 anni (in Australia ebbero poi un’altra figlia) e arrivo’ a Melbourne il 29 marzo 1959. Qui, con grande disappunto noto’ che non c’era il marito ad aspettarla e preoccupata, stanca e con tre bambini piccoli si mise sul treno per recarsi ad Adelaide dove constato’ amaramente che neanche li’ c’era nessuno ad aspettarla. Venne cosi’ accompagnata da un funzionario governativo a casa e siccome il marito non era neanche a casa, si reco’ dalla cognata che stava preparando il pranzo per il loro arrivo. Fu qui che finalmente scopri’ cos’era successo: per un errore di trascrizione del telegramma tutti pensavano che sarebbero arrivati il giorno dopo e cosi’ mentre il marito andava a Melbourne, lei veniva ad Adelaide. Un brutto impatto che ricorda ancora oggi con un pizzico di rammarico. Il marito era muratore mentre lei fece diversi lavori tra cui l’operaia in una fabbrica di schedari per uffici. La mattina si alzava presto per andarea lavorare e lasciava la casa quando ancora I bambini dormivano. Un sacrificio enorme per una madre – racconta Clorinda – come grande era ilsacrificio di abitare in una casa senza gabinetto e senza doccia.

“Ho lasciato male e ho trovato peggio!” Dicevo dentro di me cercando di convincermi che presto tutto sarebbe cambiato per il meglio. Dopo un breve periodo di lavoro in campagna a Virginia a raccogliere olive,pomodori ecc., Clorinda lavoro’ 11 anni nella fabbrica di bevande Schweppes,un lavoro molto duro che non la faceva dormire per il dolore alle braccia causato dal sollevamento di pesanti bottiglie, e 20 anni li dedico’ al business del catering. Clorinda ha smesso di lavorare a 73 anni ed e’ vedova dal 1994.

 

Maria Montani in Ederosi e’ nata a Appignano del Tronto nel 1930. Il padre faceva il carrettiere, trasportava merce con il carro trainato dal mulo anche fino a Ascoli. Il marito, Angelo Ederosi, venne in Australia tre mesi prima di lei e inizio’ subito a lavorare come muratore. Maria lascio’ il paese a malincuore e per lungo tempo soffri’ di nostalgia e pensava di tornarsene alla propria terra, poi comincio’ a lavorare per distrarsi e piano piano si abituo’ alla nuova realta’. Maria lavoro’ per un paio d’anni al Calvary Hospital, finche’ non fu costretta a lasciare perche’ il continuo contatto con persone ammalate la portava alla depressione. Dopo aver lasciato questo lavoro, rimase a casa con i suoi due figli per un po’ di tempo e successivamente rientro’ nel mondo del lavoro e fu impiegata in un Motel per 2 anni circa.

 

Bianca Girardi in Quinzi nata a Cervinara in provincia di Avellino l’11 novembre del 1937, arrivo’ in Australia trasvolando gli oceani in aereo il 22 febbraio del 1964. In Italia faceva la sarta, ma qui dovette cambiare mestiere e dopo qualche mese ando’ a lavorare in fabbrica. Tramite il cognato conobbe Emidio, il futuro marito. Si sposo’ ad Adelaide il 18 settembre del 1965 e ha due figli. Insieme al marito iniziano la prima produzione di ravioli ad Adelaide e successivamente raggiungono un’ altro primato, quello della prima e unica fabbrica di confetti all’italiana in Australia.

 

Elisa Massacci in Emili e’ nata a San Martino di Castignano (AP) il 28 giugnodel 1934. I genitori erano contadini a mezzadriaed ebbero 8 figli. Venne in Australia il 6 gennaio del 1954. Spinta dalla poverta’ e con una grande voglia di una vita diversa, parti’ da Genova con la nave Neptunia con un’amica per raggiungere la sorella che si trovava gia’ in Australia.

Appena arrivata le sembrava di essere “arrivata nel paradiso terrestre”. Inizio’ a lavorare, assieme all sorella, il giorno dopo il suo arrivo nella cucina di un College. Lavoro’ qui per sei mesi con una paga settimanale di 4 sterline. Si sposo’ con Leonardo Emili il 31 dicembre del 1955 con una grande festa nel backyard della casa della sorella e dal matrimonio nacquero tre figli.

Conobbe il marito tramite una foto inviatale in Italia dai familiari. Il futuro marito abitava a casa della sorella e subito dopo il fidanzamento ando’ a lavorare nel Victoria tenendosi in contatto scrivendo lunghe affettuose lettere. Elisa fece tanti lavoridiversi: in campagna, nei ristoranti e in fabbrica (fu alla TST Brandy di St Petersper 5 anni). Qui non poteva parlare liberamente con I suoi connazionali in italiano perche’ ai suoi colleghi australiani non piaceva, cosi erano tutti costretti a parlare nella loro lingua sottovoce. In seguito lavoro’ per 21 anni al Royal Adelaide Hospital instaurando un buon rapporto con I suoi superiori.

 

Emma Mazzotti in Tassotti e’ nata ad Offida il 2 agosto 1926 da una famiglia di contadini. Si sposo’ con Guido Tassotti il 23 febbraio del 1945 a Offida.
Uno dei suoi fratelli emigro’ in Australia all’inizio degli anni ’50, mentre Emma parti’ a luglio del 1961 da Napoli, con la nave Sydney insieme ai tre figli per raggiungere il marito emigrato l’anno prima. Un viaggio traumatico e di sofferenza per via del fatto che soffri’ terribilmente di mal di mare.

Unico conforto I suoi figli che la spinsero a non arrendersi, mentre la nave incurante di tutto scivolava sull’oceano inseguendo la rotta australiana. Emma lavoro’ in campagna con il padrone di casa Gabriele di Giacomi, poi fece altri lavori, ma solo saltuariamente.Il marito fece il cementista per un po’ di tempo, poi lavoro’ in una fonderia. Al suo primo ritorno in Italia, nel 1974, Emma non si trovo’ piu’ a suo agio. Nessuno lavorava piu’ la terra e questo le appariva come una cosa contro natura.

 

La storia del Marche Club di Cathy Di Giacomi

Lo scorso anno, il Marche Club ha festeggiato il trentesimo anniversario dalla fondazione, da quando cioè un piccolo gruppo di persone mise in atto il proposito di creare un club sociale e culturale per i Marchigiani di Adelaide.

A cavallo degli anni ’70, sulla scia delle aperture della società, nacquero numerose associazioni e club che raggiunsero il massimo splendore negli anni ’80 e ’90. E’ in questo clima che alla fine di novembre del 1977, dopo una serie di tentativi non andati in porto, un centinaio di persone si riunì nella saletta di Timo Angelini a Glynde, ed elesse il primo Comitato provvisorio.

Fu un evento destinato a segnare in modo determinante la vita dei Marchigiani di Adelaide, che finalmente avevano un punto di riferimento per loro e per le loro famiglie. Conservare la propria cultura per trasmetterla alle nuove generazioni e alla società in generale, divenne presto un motivo in più per riunirsi e continuare a manifestare le proprie tradizioni.

Di sicuro l’acquisto del terreno e la costruzione della sede del Club sono state tra le imprese più ardue ed impegnative, assieme alla raccolta dei fondi necessari. Dal 1977 al 1986, attraverso varie iniziative, il Club riuscì a mettere da parte $250.000, che servirono all’acquisto della proprietà e alla costruzione dell’odierna Sala Rossini.

Tuttavia, le vere protagoniste nel lungo percorso della creazione, affermazione e mantenimento del Club furono le donne che nel 1980 si riunirono per formare un primo sottocomitato femminile (vedi “Il Picchio”).

Furono molti i Marchigiani e alcuni non Marchigiani che prestarono la loro opera gratuitamente, come molte furono le ditte che offrirono la loro assistenza e i materiali per la costruzione. Si ricorda ancora oggi, con grande soddisfazione, che i muri principali vennero eretti in un giorno grazie all’opera di circa 30 muratori che in poche ore resero visibile la costruzione tra lo stupore dei passanti.

Il 6 ottobre del 1986 il Marche Club venne inaugurato dall’On. Chris Sumner (Attorney General), in un’atmosfera di festa e di grande soddisfazione per tutti.

Negli anni Novanta maturarono grandi cambiamenti. Dopo anni di lotta, la donna si affermò in tutti i settori della società, ottenendo grandi successi. Uno di questi esempi lo propose anche il Club con la mia elezione alla carica di presidente, la prima donna ad essere eletta a capo di un club regionale italiano in Australia.

Rieletta e confermata anno dopo anno per ben 12 anni, dal 1994 al 2006. In questo lungo periodo attuai una serie di progetti e iniziato programmi culturali che, oltre a farlo divenire uno dei migliori Club d’Australia, gli hanno anche dato fama internazionale. Tra le prime iniziative ideate da me, “Il pranzo dei pensionati”, ora conosciuto come “Il pranzo dell’amicizia”.

Nel 1994, si organizzò per la prima volta la Giornata marchigiana, che diventerà col passare degli anni il perno della celebrazione delle tradizioni marchigiane ad Adelaide. Ancora oggi è uno degli eventi più importanti nel panorama degli eventi culturali regionali italiani del South Australia. L’ultima edizione ha visto la partecipazione di Iolanda Ottavi, un’artigiana proveniente da Offida, con il suo merlettogioiello.

Iniziò così una proficua attività di scambio con la Regione che ha visto importanti eventi incoraggiati e in parte finanziati dal governo regionale italiano: “Il Picchio”, la mostra “Un viaggio – una storia”, il progetto di danze e tradizioni marchigiane, l’Educational Tour e la partecipazione dei nostri consultori alle Conferenze sull’emigrazione marchigiana.

Come promotori delle attività culturali, nel 1999 si aggiunsero al gruppo Vincenzo Papandrea e Caterina Andreacchio, entrambi d’origine calabrese e con un appassionato interesse per la cultura marchigiana. Il loro contributo è stato determinante alla nascita del periodico “Il Picchio”, in cui

http://www.australiadonna.org.au/italian/2008%20September/storia_marche.htm Page 1 of 2

Australia Donna 27/01/17 11:08 PM

vengono pubblicate informazioni sul Club e le sue iniziative, informazioni sulle Marche e l’interessante rubrica “Marchigiani in Australia – un viaggio, una storia”, che raccoglie le storie e le esperienze dei Marchigiani emigrati in Australia. Nel 2003 queste storie furono adattate per creare una mostra fotografica, che è stata esposta in diverse occasioni e luoghi, tra cui il Carnevale di Adelaide.

Il Marche Club continua ad essere frequentato da un numero sempre maggiore di clienti e oggi, faccio fatica ad accontentare tutti, specie dopo l’eccellente servizio di Channel 9, “Postcard”, trasmesso in TV, che ne ha maggiormente aumentato la fama.

I tempi cambiano continuamente e bisogna adeguarsi. Nella comunità italiana, con l’invecchiamento della prima generazione, si avverte la forte urgenza di un ricambio generazionale. Il Marche Club, sensibile a questi cambiamenti, comincia a pianificare il proprio futuro e favorisce la nascita di un gruppo giovanile, il Young Marchigiani Team (Y.M.T.), punto di riferimento dei giovani Marchigiani, che si organizzano e cominciano a portare avanti attività che coinvolgono sempre più i giovani con le loro famiglie. Creano una serata a premi (Quiz Night), alla quale partecipano numerose famiglie, e costruiscono l’area giochi riservata ai bambini grazie soprattutto all’impegno di Joe Quinzi.

Nel 2006, dopo aver incoraggiato per alcuni anni diversi giovani ad assumere sempre più ruoli di leadership, consapevole che i tempi fossero maturi per un ricambio dirigenziale, non ripresentai la mia candidatura alle elezioni per favorire quelle dei giovani John Angelini e Joe Quinzi, entrambi membri del Comitato da diversi anni. Risultò eletto Joe Quinzi, nato in Australia e coinvolto, grazie all’impegno dei genitori, nelle attività del club fin da piccolo e soprattutto dopo la nascita del gruppo giovanile Y.M.T. Tra le sue prime iniziative, il torneo di golf e le gite turistiche.

Attualmente abbiamo nel Comitato direttivo, oltre al presidente Joe Quinzi, altri 3 giovani di seconda generazione.

Sono sicura che il successo del Marche Club sia legato al fatto che dal primo momento della mia elezione a presidente ho iniziato a concepirlo e gestirlo come un business e come un Club sociale. Mi sono rivolta all’intera comunità, promovendo la cucina marchigiana e italiana, agli altri gruppi etnici e agli australiani. Ciò ci ha permesso di avere un futuro, di finanziare le attività culturali e di migliorare l’aspetto del Club stesso.

Il futuro è sicuramente incerto. I prossimi anni saranno decisivi per tutti i Club e per tutte le Associazioni. Bisogna fare delle scelte coraggiose che vanno nella direzione dei grandi cambiamenti, mantenendo sempre vive le esperienze della prima generazione, le tradizioni, la lingua e la nostra capacità di essere sempre noi stessi. I Club potrebbero diventare i luoghi della storia: musei, centri di raccolta di immaggini del passato per proiettarle nel futuro, sale di mostre, convegni, centri per giovani di terza e quarta generazione impegnati a costruire il loro futuro, attingendo nel passato dei propri antenati.