Italia Vella

Sono nata il 18/11/1935 a San Giorgio La Molara, Provincia di Benevento. Ero la sesta figlia nella famiglia di dieci figli. Erevamo sei sorelle e quattro fratelli. Una sorella e un fratello sono morti quando erano piccoli. Un altro  fratello e` morto giovane, a 33 anni,  con il mal di cuore e si ubriacava sempre. Mamma lo ha portato dal dottore e lui disse che aveva una vena che non lavorava bene, pero` poteva fare una vita lunga con un po’ di attenzione. Ma a lui piaceva la vita bella; bere, donne e divertimento. Era un sarto di prima qualita`. Lo ha insegnato  la sartoria di zio Luigi Santillo.

Io, a casa lavoravo notte e giorno, cucinavo per la cantina (restaurant) e impastavo un quintale di farina ogni notte per fare il pane e poi venderlo. Finivo alle otto di mattina e poi mi preparavo per aprire la cantina. A volte dormivo tre o quattro ore dopo aver impastato il pane. Poi facevo altri lavori come la pulizia, lavare i piatti eccetera eccetera.

Mamma mi comandava con la bacchetta. Tutti si erano sposati ed io dovevo portare avanti la casa, e la cantina. Solo mia sorella, la piu piccola Maria Lucia,  che e` nata dopo la guerra nel 1947 era a casa. Ma era piccola e dovevo accompagnarla a scuola.  Io le ho cucito il primo vestitino quando lei andava  all’asilo.

Mio Padre ha combattuto nella Prima Guerra Mondiale 1914-1918, e poi quando e` scoppiata la Seconda Guerra Mondiale 1939-1945, lui e` andato come  volontario con  Mussolini. Li chiamavano ‘Le Camicie Nere’   e sono stati mandati ad Addis Abeba, in Etiopia. Durante questo tempo fu preso prigioniero di guerra dagli inglesi, perche lui era un Fascista. L’hanno portato ad Oxford Inghilterra  per sette anni. Lui ha dovuto rinunciare al Fascismo. Papa diceva “Io ho collaborato per ritornare   con la mia famiglia; pero  ero Fascista, sono Fascista, e rimango Fascista”.

Quando Papa` e` tornato a San Giorgio, ogni mattina, gli anziani si alzavano presto, si incontravano e parlavano di politica.  C’era, Papa` (Vincenzo Vella), Angelo Rossito, Orazio Vella e Michele Paradiso, e non me ricordo tutti  i nomi, ma  erano sette o otto. Mamma s’arrabiava perche`, alla mattina presto quando si poteva dormire un po’, s’incontravano sotto il lampione proprio vicino alla nostra finestra. Mamma diceva “andate via!”. Ma papa` continuava a incontrarsi  ed io mi dovevo alzare a preparare per loro, un caffe, un bicchierino di liquore e pure qualche dolce.

Mamma era sempre ammalata, aveva le ‘coliche biliare’ e stava molto male. Io tante  volte non le credevo ma adesso le credo.  Mamma mi bastonava se non facevo tutto quello che lei voleva. Papa` gli diceva  “ lasciala stare, non vedi ch’ e` stanca”.  Ma niente, Mamma non voleva capire, voleva soltanto che dovevo fare tutto; in ordine, e in tempo.

Poi c’era mio fratello che studiava a Napoli, e  io dovevo lavarci la robba e mandarcela. E un altro fratello Imperio,  faceva il bottaio (le botti per il vino) con Papa, pero non andava avanti  perche non ci piaceva questo mestiere. Imperio e` venuto in Australia nel 1955. Lavorava a Brompton e faceva il sapone. Era un bel lavoro, ci piaceva, ed e` diventato ‘il boss’. Con tanti detersivi moderni il sapone non andava piu`, cosi lascio` questo lavoro e ando` con il Gas Company come ‘boiler attendant’. Si e sposato con una bravissima donna ed hanno avuto due bambini. Andarano in Italia per due anni ma non si trovavano bene, e ritornarano qui. Ha lavorato a Rio Coffee per 35 anni .

Angelina mia sorella e’ venuta in Australia nel 1956 per raggiungere suo marito Vittorio De Ionno. Lei ha due anni piu’ di me, ma si e’ sposata a sedici anni. Mia sorella ed il marito mi hanno accolta quando sono arrivata in Adelaide, e ci siamo voluto tanto bene. Hanno 3 figli; Maria, Angelo e Giuseppe.

Nel 1957 e` uscita una legge  a San Giorgio che il pane si doveva impastare a casa e cucinare a casa. Per igiene non era permesso portare  fuori la pasta cruda. Prima io impastavo la pasta a casa, poi la mettevo nelle ceste, e la portavo sulla testa, al forno. Quando il pane era cotto, la fornaia mi chiamava e cosi bisognava andare a prenderlo.

Io non so come si faceva a fare tutto questo; era impossibile fare tanto lavoro. In quei tempi non esisteva il colesterolo e non si guardava se una era grassa o magra solo che poteva e voleva lavorare.

A casa nostra non c’era lo spazio per fare un forno, e cosi` non si poteva piu` fare il pane per venderlo.

Avevo corteggiatori che mi volevano, ma mamma e papa` dicevano sempre, “quello non e` per te, questo  non e` buono per te”, creavano degli ostacoli. Cosi me ne sono scappata in Australia.

Mi sono decisa di venire in Australia nel 1957, a stare con mia sorella Giorgina che si trovava qui dal 1952. Lei era sposata con Antonio Trotta, e aveva gia una piccola che si chiamava Pellegrina. Adesso Pellegrina si trova a Roma e insegna l’inglese ai figli de i diplomatici della United Nations.

All’inizio  non trovavo lavoro e mi vergognavo di prendere la paga di disoccupazione, ma non dicevo niente perche io ho voluto venire in Australia. Per fare qualche lire, cucivo per la gente.  Mi sono imparata da mio fratello il sarto, e anche da mia sorella Anna e suo marito Mario Fazzini.

Invece di trovare il lavoro ho conosciuto Donato Vella. Avevo lo stesso cognome, pero` non eravamo parenti, e nemmeno lo conoscevo in Italia. Ci siamo conosciuti tramite la mia amica Immacolata Cardillo.  Cosi` era il  destino d’incontrarci in Adelaide. Lui gia aveva preso una casa a Rosewater, pero suo padre si  era  ammalato col  cancro  allo stomaco, e quando si e` operato il tumore  era troppo avanzato, e cosi non hanno potuto fare niente. Tre mesi dopo in Aprile e` morto.    Ci siamo conosciuti alla fine d’Aprile e ci siamo sposati dieci mesi dopo a febbraio 1958, alla chiesa di San Francesco D’Assisi a Campbelltown.  Ho scelto mia sorella Georgina e suo marito per i compari d’anello. Abbiamo fatto una piccola festa a casa di mio marito. Per le nostre nozze siamo andati con l’areo a Sydney. E’ stato un  meraviglioso viaggio di nozze,  per dieci giorni.  Abbiamo girato molto e ci siamo incontrati con amici. Noi siamo stati al Hotel a George Street Sydney, al ritorno ci siamo fermati a Melbourne per tre giorni, con lo zio di mio marito Domenico De Ionno.  Poi siamo ritornati  perche Donato doveva ritornare al  lavoro.  Mio marito lavorava a Holden come metal finisher.

Dopo nove mesi e due settimane e’ nata Graziella,16/12/1958, Silvana e’ nata diciotto mesi dopo, 24/9/1960.  Maurizio e nato a maggio,3/5/1962.

Io ho cucito a casa per gente e ho anche cucito i vestiti di sposa.  Infatti ne ho fatti parecchi  vestiti di sposa (perche li potevo fare la notte, dato che la stoffa era bianca e la vedevo meglio). Non ho cucito tanto perche i bambini erano piccoli e li dovevo portare a scuola;   era un po’ difficile.

Nel 1965 siamo andati in Italia,  e siamo rimasti  per 4 mesi.  Ho trovato a mia mama,la mia suocera, mio fratello Amerigo, e la sorella Anna e sua famiglia.  Siamo andati a Capri, Milano, la Svizzera, Roma, Firenze, e Pisa. Veramente l’ Italia era bella e mi e’ sempre piaciuta, pero’ la gente era troppo esigente.

Mia suocera era brava e non mi comandava, piutosto mi diceva “ma siedeti per un minuto e riposati”.    E’ stato molto bello ed io facevo i lavori in casa, quelli che potevo.

Mi trovavo bene anche con la mia cognata Dorina che abitava a casa della mia suocera con la sua famiglia.  Lei lavorava in campagna ed io in casa.    Anche con la mia cognata Marianna che abitava poco lontano mi trovavo bene nella sua compagnia.  Lei e venuta in Australia per quattro mesi con sua figlia.

Al ritorno abbiamo preso un business, cioe il Fodder Store, ed io ho lavorato a Balfours per tre anni. A Balfours le ore erano lunghe; incominciavo alle tre di mattina, oppure anche alle due e si finiva alle 3-4 dopo pranzo.   C’era tanto lavoro e si guadagnava bene.     Poi ho preso un delicatessen per 5 anni sul Tapleys Hill Road.

Io ci tenevo per impararmi l’inglese. Andavo alla scuola serale, ero incinta, e alla sera ero stanca e mi veniva il sonno.  Pero ho imparata abbastanza, e non ho mai avuto bisogno di un interprete. Per esempio volevo lo stromento della casa e sono andata in citta, a Flinders Street, gli ho chiesto la ‘paper from the house’, mi hanno guardato in faccia, e mi hanno detto “oh..the title ?”, ed io ho detto si.

Lavoravo da sola e me la cavavo. Era difficile e si guadagnava bene, pero  non era abbastanza per impiegare un’ altra persona. Dopo cinque anni ho venduto il delicatessen e mi sono messa a lavorare con mio marito per 19 anni. Poi abbiamo venduto tutto. (Mia cognata, la sorella di mio marito, Biagina, diceva che io ero una sfaticata, che non volevo lavorare, invece da l’altra parte  mio cognato Peppino, il fratello di mio marito, diceva  che io era attacata a guadagnare qualche soldo, e voleva che dovevo lasciare il lavoro e guardare la famiglia).

Cera una vicina di casa Maria, una Polacca, che mi guardava i bambini e gli accompagnava a scuola mentre io lavoravo.  Mi ha aiutato tanto e se non era per lei  non potevo lavorare. La pagavo perche anche lei aveva bisogno,  se lo meritava, ed io lo facevo con tutto il cuore. Ci siamo volute sempre bene. Quando e` scomparsa ho messo sul giornale un riconoscimento di tutto il bene che ci ha fatto, perche` non me la dimentichero` mai.

Quando abbiamo venduto tutto siamo venuti ad abitare nella casa nuova che abbiamo costruito  6 anni prima, a  Tennyson. E’ una bellisima casa vicino al mare. Tutti dicevano che era un bel posto. Il fratello di mio marito Giovanni dopo che era venuto a trovarci, ritorno in Italia e disse “Donato si e fatto la casa in un bel posto di lusso;  ha il lago davanti e il mare di dietro”.

Noi siamo felici che i nostri figli sono cresciuti  in questa casa. Li portevamo spesso al mare.  Tante volte alla sera preparavo la cena e la portavo al mare dove si mangiava.   Ci incontravamo con gli amici la sera, in particolare Lina Fabretto, e Antonietta Bartemucci.

Ho tre nipoti, i figli di Graziella,  Oliver, e Leia, e la figlia di Maurizio, Giulietta.

Abbbiamo venduto il blocco di terra a Noarlunga e mio marito ha donato tutto al San Giorgio Club.  Noi siamo membri fondatori e abbiamo fatto parte del comitato per 15 anni. Si faceva tutto; io cucinavo, facevamo le pizze, la salsa, e tutto il necessario per portare avanti il club.

Mio marito e` stato anche presidente del comitato San Giorgio Martire, il Santo nostro patrono.

E stato un grande piacere  stare in compagnia di tutti.

 

Registrazione 27/2/2014. Trascrizione di Vincenza Ferraro.