Benedetta Rusconi

Sono nata a Milano, dove ho abitato e lavorato sino alla fine del 2005. Ho studiato Filosofia all’Università degli Studi e dopo qualche anno sono diventata giornalista professionista. 

Il giornalismo e’ sempre stato il mio sogno, sin dalle scuole elementari; credo di avere ancora, da qualche parte, l’originale di un giornalino scritto e impaginato da me quando avevo solo otto anni. Ma più che di cronaca o di politica, a me e’ sempre piaciuto scrivere di storie e di persone, di incontri e di emozioni, ed e’ stato quindi inevitabile, con il tempo, unire la mia passione per la scrittura con quella per il viaggio.

Negli ultimi quindici anni ho avuto modo di lavorare nelle redazioni di alcune riviste italiane e in quella di un canale televisivo, ma alla fine ho sempre preferito la vita da free lance, perché mi dava più libertà di scegliere e di lavorare a modo mio. 

Ho scoperto che viaggiare da sola era spesso il modo migliore per realizzare i miei reportage, e ho cominciato a usare la fotografia come altro strumento importante per il mio lavoro, trasformando taccuino e macchina fotografica in miei fedeli compagni di viaggio. 

I reportage che amo di più e a cui ancora mi sento molto legata sono quelli realizzati in Cile e in Patagonia, in India e nelle regioni Himalayane, che ho pubblicato sulle maggiori riviste italiane ed europee. 

Nel 2000 sono venuta in Sud Australia per lavoro, in un viaggio stampa molto veloce e intenso di cui francamente ho pochi ricordi. Tra i posti che ho visitato c’era anche una cittadina chiamata Penola, dove aveva abitato quella che allora era ancora Beata Mary MacKillop e dove alcuni immigrati italiani avevano iniziato a produrre vino. Se quel giorno mi avessero detto: “Tra qualche anno tu verrai a vivere qui”, credo che avrei alzato le spalle ridendo. 

Non ho mai sentito Milano come la mia casa e, soprattutto, non ho mai amato la città in generale; per anni, quando frequentavo l’Università, ho trascorso tutto il mio tempo libero in montagna ad arrampicare, camminare o sciare, e ho sempre immaginato il mio futuro in un posto verde e silenzioso, ma l’Australia non era sicuramente tra i miei progetti di viaggi o di trasferimenti.

Ho cominciato a pensare di tornarci solo qualche anno più tardi, dopo aver incontrato nelle Isole Aran, in Irlanda, un australiano che stava viaggiando in bicicletta, di mestiere coltivava rose ed era profondamente nomade. Un po’ come me.

Era di Adelaide, ma la sua rose nursery si trovava vicina a una cittadina tranquilla immersa tra i vigneti del South-East: Penola.

Per convincermi a fermare la mia vita per un po’ e allontanarmi da Milano avevo bisogno di un progetto importante, che fosse solo mio e non coinvolgesse necessariamente anche Brian, e così ho deciso di rimettermi a studiare e affrontare, una volta per tutte, quella fotografia digitale che continuavo a guardare con sospetto, profondamente convinta che niente potesse sostituire la tradizionale pellicola. Alla fine del 2006 ho conseguito il Diploma in Commercial Photography al Tafe di Croydon. 

Ho trascorso quindi il mio primo anno australiano ad Adelaide, in un piccolo appartamento davanti al mare di Henley Beach. Quello stesso anno e’ nato mio figlio Luca, entrato con prepotenza nella nostra vita non appena ci siamo detti che avremmo potuto provare a mettere su famiglia insieme.

Nel gennaio 2007 mi sono trasferita a Penola, e ricordo ancora i primi giorni estivi trascorsi a passeggiare con Luca nella carrozzina lungo la via principale, in cerca di ombra ma anche di qualcuno con cui parlare. Entravo in ogni negozio e in ogni caffé, presentandomi e dicendo che ora vivevo lì anch’io, e per qualche mese ho avuto una vita sociale molto intensa, accettando ogni tipo di invito e di proposta pur di incontrare facce nuove e conoscere l’anima di Penola. Solo qualche mese dopo, quando mi sono ritrovata a partecipare a un incontro del gruppo femminile di bowling, ho realizzato che era arrivato il momento di fare un po’ di selezione…

Penola si e’ rivelata molto diversa da come l’avevo percepita la prima volta; accogliente e vitale, una piccola comunità che ti sorride e si prende cura di te, ma che ti osserva e conosce il tuo nome prima ancora che tu ti presenti. Una bella sfida per me, che arrivavo da una città dove si finge di non conoscere neppure il proprio vicino di casa.

Ho ripreso gradualmente a lavorare, scrivendo ancora per le mie riviste italiane, ma dedicandomi soprattutto alla fotografia. Nel 2009 e’ nata Chiara, e il nostro cottage di Penola si e’ a poco a poco riempito di oggetti che appartenevano al mio piccolo appartamento di Milano.

Torno in Italia ogni anno, per almeno un paio di mesi, e parlo rigorosamente in italiano  con i miei figli, perché e’ il modo migliore che conosco per raccontargli chi sono e da dove vengo. Ma quando mi chiedono dov’e’ veramente casa mia e come mi sento quando torno in Australia, non so rispondere. 

Non so ancora quale sia “casa mia”. Riconosco immediatamente gli odori, le luci e i suoni di Milano, appena arrivo all’aeroporto, o di Varazze, dove la mia famiglia ha una casa che amo moltissimo; ma riconosco immediatamente anche Melbourne, Adelaide e le lunghe strade che le collegano con Penola, ogni volta che torno in Australia. 

Sto bene quando parto, ma anche quando torno. E mi rendo conto che forse e’ sempre stato così. Dicono che casa tua e’ dove sono i tuoi affetti, ed e’ senz’altro vero. Ma e’ anche dove sono i tuoi ricordi, dove si parla la lingua che usi quando pensi e sogni. E allora forse si possono avere due case e -perche’ no? – vivere come se si fosse sempre in viaggio.

Alcuni dei miei lavori fotografici e delle mie pubblicazioni possono essere visti su www.benedettarusconi.com.au.

Marzo 2011